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Terza scintilla: I VEZO con le LAKANA
27-05-2019 15:30 - Ricordi e racconti di viaggio
Anakao prende il nome dagli alberi alti, gli Akao, incorniciano tutta la baia la cui spiaggia, con la bassa marea, si allarga di molte decine di metri. Qui i VEZO (pescatori) hanno costruito le loro capanne, vicinissime una all'altra, con ramaglie impiantate sulla sabbia e col tetto di foglie intrecciate. Sono un centinaio in tutto e le uniche capanne che si distinguono sono l'epicierie, la drogheria di Stefano perché è fatta in “muratura” che ha qualche tavolo e vende acqua, birra, coca cola, sale pomodori, aglio, e pochissime altre cose e volendo la proprietaria Finny cucina pesce e riso. Poi ci sono tre o quattro capanne tipo bar dove viene offerta una ristorazione molto semplice a base di pesce o di zebu o verdura. All'inizio della baia, prima della zona abitata ci sono un paio di villaggi turistici e in fondo alla baia c'è un albergo e un centro subacqueo.
L'etnia Vezo è insediata su 400 km di costa della Grande Barriera corallina, esposta a ovest dell'isola, sul canale di Mozambico e va da Morondava, al centro del Madagascar fino ad Anakao. Un popolo di pescatori considerati i “Rambo” del mare. Sono molto robusti, atletici e fortissimi, basti pensare che sollevano e trasportano facilmente due taniche d'acqua da 40 litri l'una, cioè 80 chili e camminano saltellando leggiadri come fossero vuote. Anche le donne sono molti forti, riempiono una tanica da 40 litri con acqua di mare, se la caricano in testa e la portano a casa o altrove per gli usi possibili.
Qui nessuno vende le scarpe perché nessuno può permettersi di comperarle. Qui gli abitanti hanno delle solette naturali sotto ai piedi che permettono loro di correre scalzi sulla spiaggia dove ci sono residui di conchiglie e coralli taglienti che la marea deposita tutti i giorni.
Per mantenere la famiglia gli uomini sono costretti ad andare a pescare quasi tutti i giorni e sono diventati formidabili nella pesca di aragoste. In apnea usano solo la maschera perché non hanno bisogno delle pinne per immergersi … sono quasi “palmipedi”, hanno sviluppato i piedi come le anatre. Col fucile subacqueo ad elastico catturano razze, piccoli squali, e tante altre specie pelagiche e locali.
Sono pescatori dalla nascita, tenaci e espertissimi, inseguono branchi di pesci in mare aperto oltre la seconda barriera anche per giorni. Pescano anche con la lenza, in gruppo con la sciabica oppure raccolgono pesci, polpi, granchi, alghe e tutto ciò che trovano di commestibile sul fondale quando c'è la bassa marea che si ripresenta ogni 12 ore e mezza circa.
Hanno tutti lo stesso tipo di piroga variopinta, “lakana fiara” lunga fino a 5 metri con un baglio stretto e scomodo, solo una cinquantina di centimetri e con l'ancora a rampino costruita con 5 pezzi di tondino di ferro saldati tra loro (lo stesso che da noi si usa per armare il calcestruzzo). Queste piroghe sono fatte con tavole asciate di Fanamponga, un legno marino, tenute insieme con chiodi di legno, legacci e incatramate nelle giunture. Sono costruite con materiali naturali trovati localmente senza ferramenta e senza resine. La vela è di tela riciclata e ricucita a patchwork di forma quadrata con una sola scotta. L'armatura è ricavata da rami scortecciati.
C'è un unico albero senza sartie e senza strallo, è un tronco d'albero sramato alto circa 3 metri e sagomato alla base per dare volta ad una bitta di sentina mentre in testa è forato per far scorrere la drizza. Il boma, un altro ramo tutto nodoso, non è fissato all'albero ma si usa come un tangone e durante la navigazione viene smontato e orientato a dritta o babordo a secondo della provenienza del vento.
Le piroghe non hanno la chiglia e per assicurare la tenuta in acqua vengono montati due rami lunghi circa 4 metri ciascuno, fissati trasversalmente sulle murate, uno a prua e l'altro a poppa e incastonati nel bilanciere a sezione triangolare ricavato da un ramo affumicato lungo quanto la piroga e posizionato oltre due metri a dritta. La piroga non ha timone e il marinaio che rimane seduto a poppa mantiene la rotta con una pagaia che sposta a dritta o sinistra come necessario. Nel caso di bonaccia ammainano la vela e pagaiano. Se sono costretti a rimanere in mare più giorni, la sera disarmano la vela e se la portano sulla spiaggia più vicina e con i rami che trovano montano una tenda per ripararsi durante la notte.
Anche i Vezo sono molto Ingegnosi e lavoratori come tutta la gente che abbiamo visto e incontrato nei tanti paesini e villaggi che abbiamo attraversato nei 2300 km percorsi dal centro dell'isola, inizialmente verso ovest e poi verso sud.
Tutte le mattine, sulla spiaggia di Anakao, arrivano le piroghe cariche di taniche d'acqua dolce prelevata da una fonte alcuni kilometri a nord del villaggio. Qualcuno dice che la Banca d'Africa finanzierà la posa di un acquedotto fino al villaggio ma nessuno ci crede perché, dicono, qualcuno finirà per rubarsi tutti i soldi,come sempre accade in questo paese. Siamo rimasti sorpresi perché da noi, in Italia, queste cose non succedono! ! Le capanne non sono dotate di servizi igienici e per le funzioni corporali la popolazione va in mare, nella natura o sulla sabbia alcuni metri verso l'interno.
I Vezo vivono del pescato che in parte, quando abbondante, forniscono alla decina di lodges di Anakao BASSA oppure lo scambiano con i prodotti dei contadini di Anakao ALTA dove ci sono agricoltori e allevatori di zebu, pollame, oche e capre. I marinai hanno un'altra importante fonte di reddito: il turismo. Offrono escursioni all'isoletta deserta di Nosy Ve, 3 miglia di fronte alla spiaggia e all'altra isola, Nosy Satrana anch'essa deserta e si trova a poche miglia più a sud. L'escursione in piroga a vela dura circa 4 / 5 ore e costa 25 mila Aryari (circa 7 Euro) a persona incluso il prelievo (e ritorno) del turista dalla spiaggia del Lodge dove soggiorna. E' inclusa una sosta per fare snorkeling vicino alla barriera, pranzo con riso, pomodori e pesce o aragoste appena pescate e cucinate sulla spiaggia dell'isola raggiunta. Mentre i marinai pescano e cucinano si può fare un po' di relax sulla spiaggia oppure una passeggiata esplorativa sull'isola deserta.
Le ragazze appena vedono un turista che passeggia sulla spiaggia gli vanno incontro e cercano di vendere le pochissime cose artigianali o oggetti trovati localmente e in alternativa alcune offrono un massaggio sulla spiaggia o in camera. Hanno un approccio molto simpatico e gentile con parole in italiano, francese, inglese, tedesco e poi non mollano finchè non hanno venduto qualcosa.
Alcune etnie hanno tradizioni che noi non esitiamo a definire incivili ….. segue Quarta SCINTILLA
Le scintille precedenti:

Delizia locale - Foto di Akila





