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MADAGASCAR: Quinta SCINTILLA - FUMBA
21-08-2019 12:24 - Ricordi e racconti di viaggio
Monique è una donna fortunata perché è fertile.
Una tradizione della tribù Vezo, loro si definiscono “etnia”, molto sentita, è quella di formare una famiglia numerosa . Si deve tener presente che tra le diverse culture che hanno contribuito a formare le tradizioni di tutte 18 le etnie presenti in questo paese c’è anche quella matriarcale importata da oriente. Questa è certamente superata al giorno d’oggi ma è rimasto un concetto di famiglia più vicino a quello naturalistico che a quello progredito verso un’etica che da noi è ritenuta civile. Penso che sul concetto di famiglia naturale ci sarebbe molto da osservare a cominciare dall’art 29 della nostra bellissima Costituzione. Infatti questo è un argomento di grande attualità ancora molto dibattuto e molto controverso in occidente. La definizione “naturale” di famiglia lascia un panorama talmente ampio di interpretazioni, tutte legittime e tutte possibili perché tutte potrebbero soddisfare i bisogni umani degli individui.
I Vezo e molte altre etnie, ci tengono all’unità della famiglia formata da consanguinei e ci tengono molto allo sviluppo dello stesso nucleo familiare nell’ambito della stessa tribù. Quando i ragazzi sono in età “matura”, qui lo sono verso i 15 anni (uno studio condotto da The Lancet, l’autorevole rivista medica britannica ci rivela da noi si è adolescenti fino a 24 anni !!!!). Sia i ragazzi che “maturano” sia tutti i loro parenti, vogliono essere sicuri che il maschio trovi una moglie che permetta loro di formare una grande famiglia …. ma se la ragazza fosse sterile ???
Se la ragazza è sterile che cosa succede ???
Se la ragazza non può avere figli per qualche motivo, l’uomo non potrà coronare la sua massima aspirazione, il suo grande sogno e quello dei suoi congiunti!
Eventualità non accettabile da queste parti perché su questo sogno non si può transigere, deve essere assolutamente realizzato.
Perciò viene adottata una soluzione molto pratica che non provoca controversie, liti o malintesi tra le parti interessate. Quando due ragazzi si fidanzano, oppure stanno semplicemente insieme, fanno le “prove” e se la fanciulla rimane incinta il ragazzo se la sposa altrimenti lei torna a casa perchè “difettosa” e rimane zitella. Se invece rimane incinta e i ragazzi non vogliono sposarsi per incompatibilità o perché uno dei due ci ha ripensato, lei ritorna dai suoi tanto lei potrà trovare facilmente marito perché “funziona”!!!
Il matrimonio locale di tradizione FUMBA, consiste in una trattativa tra i capi famiglia sulla dote che i ragazzi dovranno portare alla cerimonia nuziale dove dovranno dichiarare l’accordo verbale innanzi alle famiglie riunite. Nulla di scritto, la parola è sacra nell’ambito della tribù … come da noi fino a qualche generazione fa quando si facevano i contratti con una stretta di mano …… adesso che ci siamo “evoluti” non rispettiamo nemmeno gli accordi scritti !!! In caso di separazione la prole rimane al padre salvo diverso accordo. Alcune coppie vanno a celebrare il matrimonio anche in chiesa. In passato andavano solo in quella protestante perché il pastore accettava le ragazze con il pancione. Sembra che il prete cattolico si sia dovuto adeguare alla concorrenza perché nessuno andava più a sposarsi nella sua chiesetta. Di fatto anche se alcuni accettano il cristianesimo lo fanno mantenendo anche l’osservanza delle proprie tradizioni.
Si dice che nelle famiglie più ”liberali”, i genitori della ragazza che sviluppa costruiscano una capannina accanto allo loro per permettere alla figlia di avere incontri intimi e riservati per fare le “prove”; Si sa che tra i vicini di casa ci sono sempre dei maliziosi, non tutti ovviamente ma c’è sempre qualcuno che dice: “… vedi? …. le fanno la capannina così guadagna qualcosa”. Le unioni con membri di altre tribù non sono permessi e in alcuni casi puniti severamente come previsto dal fady. Qui la verginità non è un valore mentre lo è la fertilità e vengono preferite le ragazze con i capelli lisci e la carnagione più chiara. Tutte le donne tentano di schiarire il viso e proteggerlo dal sole spalmandosi una poltiglia gialla che fanno con corteggia di baobab essiccata polverizzata e amalgamata con olio di cocco.
In quattro settimane, escluso un solo caso che ci è capitato a Tananarive, la capitale, non abbiamo visto una persona, giovane, adulto, uomo o donna ad elemosinare o ciondolare per strada con le mani in mano. Ovunque, in riva al mare o ai fiumi, nelle campagne, nei villaggi, nelle risaie, negli stagni, nelle savane, in luoghi sperduti e deserti, tutte le persone che abbiamo incontrato, uomini, donne e bambini, erano impegnate a fare un lavoro, a volte molto umile, pesante e faticoso per campare la giornata. Abbiamo avuto l’impressione che nessuno avesse tempo da perdere e tutti fossero pronti a fare un lavoro qualsiasi. Insomma, ci son sembrati tutti lavoratori.
I piccoli rimangono attaccati alla madre o alla sorellina più grande fino a un paio d’anni. Poi mimano i grandi a fare qualcosa, collaborano con le piccole faccende domestiche dove in famiglia ciascuno ha un ruolo. Le mamme cucinano, le figlie vanno a lavare panni e stoviglie alla riva del fiume o del mare, i ragazzi pescano oppure riparano le reti o la capanna o accudiscono gli animali e gli adulti vanno a procurare il cibo. Già a tre anni sono vivacissimi, attentissimi, vedono tutto e sono già capaci di rendersi utili, sembrano gattini che hanno la batteria a carica perenne.
Al mattino, i bambini più piccoli vanno a prendere l’acqua di mare con una tanica da 40 litri, è più grande di loro, la mettono dentro un bacinella e la tirano con una corda facendola scivolare lentamente sulla sabbia.
Più tardi, dopo la scuola, giocano sulla spiaggia con mini piroghe o corteccia d’albero per mimare i surfisti appena c’è un po’ d’onda. Quando capita, si divertono moltissimo a circondare i turisti che passeggiano sulla spiaggia facendosi fotografare nella speranza di ottenere qualche bonbon. Non chiedono soldi.
Dai 5 anni in su vanno tutti a scuola, chi se lo può permettere va a quella privata cattolica, chi non può va a quella pubblica di Stato dove manca tutto, sedie, banchi, penne, carta e a volte le maestre scrivono coi carboncini sui muri perché non hanno la lavagna.
Quasi tutti i villaggi anche quelli sperduti nel deserto e nelle savane hanno una loro scuolina. Oltre il 70% della popolazione malgascia è sotto il limite di povertà, infatti il paese è tra i più poveri del mondo, ciò nonostante l’alfabetizzazione è vicina all’80 per cento e tutti parlano francese oltre al malgascio.
Le condizioni di vita in estrema povertà, senza le minime condizioni igieniche, la mancanza di medicinali e di cure e le privazioni di cui soffre la gran parte della popolazione permettono a pochi si superare i 50 anni. In dieci giorni di permanenza ad Anakao abbiamo visto solo due persone anziane. Altrettante durante tutto il mese del nostro viaggio.
Tra le altre curiosità locali ne abbiamo saputa una da Dario …….
Segue Sesta SCINTILLA


